Solo due parole per sottolineare la prestazione del Real 2004 contro Agip S. Lazzaro di Mercoledì sera: partita finalmente, dopo due prestazioni ben al di sotto del tasso tecnico della squadra, che si merita un’ampia sufficienza e in alcuni giocatori sfiora l’eccellenza. Il gruppo con l’inserimento finalmente definitivo dopo tanto e tanto tempo di attesa anche di Gonzalo detto Gonzo, per lui solo qualche sporadica apparizione, straniero preso dal Boca Juniors di Beunos Aires, in sostituzione di Andrea Bomberino, ha ritrovato una verve perduta. Gioco corale che porta il Real a essere sempre in vantaggio e soprattutto ad essere cinico e caparbio nelle situazioni che contano. Il risultato finale di 5 a 3 con 2 gol di Ale, 1 di Buitre Doni, 1 di Gigio Rissoso Mannaro e 1, il quinto, di Gonzo, ci fa sperare per il prosieguo della Champions, anche perché l’Agip è una squadra tosta e spigolosa e non certo fa regali o molla. Anche se ci sono stati degli screzi, il rispetto e la stima tra le due dirigenze è salda e buona. Quello che si fa e si dice in campo nei limiti sempre del sano agonismo, resta in campo e al bar si brinda insieme con una buona birra fresca che lava sempre tutto.
Nota di merito a Fabio C. che da grande portierone ha messo la sua firma nella vittoria finale con grandi parate e con l’aver neutralizzato il tiro libero sul 4 a 3 che avrebbe messo la partita su altri binari.
Adesso ci rivedremo il 29 maggio contro Ben Paquani, che nella partita persa mercoledì sera contro la Marca, ha lasciato il campo in maniera poco signorile, nell’atteggiamento di qualcuno e soprattutto dei loro sostenitori, che certamente non si sono rivolti all’arbitro con epiteti da educande. Brutto momento, anche perché al fischio finale si può protestare, anche un ma va …… ci può stare, sempre però che le proprie azioni possono essere sanzionate, ad esempio un numero di maglia sulla schiena. Il pubblico amico che mette piede in campo non può essere sanzionato, non c’è la forza pubblica, ma dovrebbe essere censurato dalla squadra amica o da almeno qualcuno di essi. Da spettatore neutrale non abbiamo visto questo. Il perdere per presunti torti arbitrali esiste da quando è stato commesso il peccato originale: noi uomini soffriamo perché una donna ci ha ingannato; fa parte del nostro DNA. Invece minacciare gli altri fa parte della nostra o meno educazione. Crescere sta anche talvolta nel morsicarsi la lingua anche fino a farla sanguinare.
Speriamo che partite sempre più impegnative e decisive non creino problemi di ordine pubblico.
Queste ultime righe sembrano una paternale moralistica, ma vengono dalle esperienze personali della nostra dirigenza che spesso si fa in quattro per arginare i momenti di nervosismo, talvolta esasperato che nascono anche tra le nostre fila. Si cerca sempre di creare il cosiddetto fair play, ma spesso è costruito su fondamenta traballanti. Passi in avanti sono stati fatti, e speriamo in bene.
Nota di merito a Fabio C. che da grande portierone ha messo la sua firma nella vittoria finale con grandi parate e con l’aver neutralizzato il tiro libero sul 4 a 3 che avrebbe messo la partita su altri binari.
Adesso ci rivedremo il 29 maggio contro Ben Paquani, che nella partita persa mercoledì sera contro la Marca, ha lasciato il campo in maniera poco signorile, nell’atteggiamento di qualcuno e soprattutto dei loro sostenitori, che certamente non si sono rivolti all’arbitro con epiteti da educande. Brutto momento, anche perché al fischio finale si può protestare, anche un ma va …… ci può stare, sempre però che le proprie azioni possono essere sanzionate, ad esempio un numero di maglia sulla schiena. Il pubblico amico che mette piede in campo non può essere sanzionato, non c’è la forza pubblica, ma dovrebbe essere censurato dalla squadra amica o da almeno qualcuno di essi. Da spettatore neutrale non abbiamo visto questo. Il perdere per presunti torti arbitrali esiste da quando è stato commesso il peccato originale: noi uomini soffriamo perché una donna ci ha ingannato; fa parte del nostro DNA. Invece minacciare gli altri fa parte della nostra o meno educazione. Crescere sta anche talvolta nel morsicarsi la lingua anche fino a farla sanguinare.
Speriamo che partite sempre più impegnative e decisive non creino problemi di ordine pubblico.
Queste ultime righe sembrano una paternale moralistica, ma vengono dalle esperienze personali della nostra dirigenza che spesso si fa in quattro per arginare i momenti di nervosismo, talvolta esasperato che nascono anche tra le nostre fila. Si cerca sempre di creare il cosiddetto fair play, ma spesso è costruito su fondamenta traballanti. Passi in avanti sono stati fatti, e speriamo in bene.
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