Buon giorno Lettori. E’ passata una settimana dal venerdì nero. Si pensava che fosse stato solo un lampo di una notte d’estate, ma è arrivato anche un martedì nero. Sono cambiati i solisti ma il risultato è stato lo stesso. Quasi fosse un’equazione matematica. Ma forse lo è? Stesse ipotesi di partenza, procedimento uguale, differenti variabili: risulto? Ahimè uguale. Come analizzare questo complicato esercizio della “Teoria del Caos”, gradita al famoso fisico-matematico Edward Lorenz? Il 29 dicembre 1979, il fisico presentò alla Conferenza annuale dell'American Association for the Advancement of Science, una relazione in cui ipotizzava come il battito delle ali di una farfalla in Brasile, a seguito di una catena di eventi, potesse provocare una tromba d'aria nel Texas. L'insolita quanto suggestiva relazione, diede il nome al cosiddetto butterfly effect, effetto farfalla. Forse anche nel nostro caso un evento straordinario, immaginate voi cari lettori tra tutti quelli che in questo momento mi stanno passando nella testa e vi stanno passando nella vostra, a scompigliare gli assetti tecnico-tattici delle due formazioni del Real 2004, tanto diverse negli attori e tanto simili nella sostanza. Non so, non ho conoscenze tali da capire come la semplice scoreggia di un Moloch Australiano (allegata una foto), (brutto è?) possa aver fatto vedere la parte più brutta delle due formazioni. Non possiamo neanche parlare delle partite nelle semplici cronache che di solito facciamo e che a causa della discussione della riforma Gelmini dell’università italiana non sono state pubblicate per rispetto alla protesta di chi ha bisogno di studiare per emergere dallo stato d’ignoranza che alcune idee politiche vogliono creare nel paese.
La nuda cronaca metterebbe in risalto solo due sconfitte meritate per il non gioco fornito dalle due compagini. Dal non gioco che irrita chi paga il biglietto. Dal non gioco che forniamo senza che gli avversari siano così straripanti da non farti giocare. In entrambi i casi si sono sopravalutate le forze amiche e si sono sottovalutate quelle degli avversari. Lungi da noi mettere le due squadre avversarie sullo stesso piano: c’è un abisso tra le due, ma c’è differenza anche tra i due gruppi Real. Hanno solo una cosa in comune: smarriscono troppo spesso la coscienza di essere una squadra e non un insieme di solisti.
I solisti, come il termine di uso comune dice, agiscono da “soli” e per il loro specifico successo. Il concetto di squadra, di orchestra, di gruppo trascende il concetto di essere unico e solo. La squadra è un bene primario per tutti quei solisti che lasciano a casa la divisa dei singoli e indossano la casacca della squadra, dell’unità, dell’uguaglianza, dell’omogeneità, della macchina ben oliata, di un insieme d’ingranaggi, dove anche la scoreggia di un Moloch in Australia, fa vincere o almeno giocare con dignità il Real 2004. Non ci siamo sentiti nello spirito di raccontarvi le due partite, perché non abbiamo visto giocare il Real 2004. Abbiamo visto giocare due squadre avversari determinate e abbiamo visto solo tante buone individualità nel Real 2004, lontane dall’essere una grande e indiscutibile orchestra. Oltre a tutto questo, dobbiamo prendere in considerazione anche i vari direttori d’orchestra. Caratterialmente e tecnicamente diversi tra di loro. Forse non all’altezza del ruolo, o forse due voci che urlano nel vento e urlare nel vento, talvolta porta alla pazzia.
Prima di gesti insani o di conseguenze psichiche irreversibili, vi voglio dare un consiglio: tornate a giocare come una squadra, rispettate voi stessi rispettando i vostri compagni in ogni situazione. Se giocate come squadra, nessuno in nessuna situazione potrà criticarvi. Non si può criticare chi da tutto per la squadra e per i compagni. Rispettarsi in campo insegna a rispettarsi nella vita. I nostri campionati sono due micro gocce nella vita di ognuno di noi, ma se non la rispettate, a qualcuno potrebbero girare, perché anche se è una goccia, un attimo è pur sempre parte della vostra esistenza di uomini e non capisco perché vi permettiate di gettarla al vento. Come tifosi vi chiediamo di onorare il nostro essere sempre presenti. Vi chiediamo di rispettare le nostre anime e di rispettare il tempo che vi dedichiamo. Diventare uomini oggi, permette di vincere domani.
La nuda cronaca metterebbe in risalto solo due sconfitte meritate per il non gioco fornito dalle due compagini. Dal non gioco che irrita chi paga il biglietto. Dal non gioco che forniamo senza che gli avversari siano così straripanti da non farti giocare. In entrambi i casi si sono sopravalutate le forze amiche e si sono sottovalutate quelle degli avversari. Lungi da noi mettere le due squadre avversarie sullo stesso piano: c’è un abisso tra le due, ma c’è differenza anche tra i due gruppi Real. Hanno solo una cosa in comune: smarriscono troppo spesso la coscienza di essere una squadra e non un insieme di solisti.
I solisti, come il termine di uso comune dice, agiscono da “soli” e per il loro specifico successo. Il concetto di squadra, di orchestra, di gruppo trascende il concetto di essere unico e solo. La squadra è un bene primario per tutti quei solisti che lasciano a casa la divisa dei singoli e indossano la casacca della squadra, dell’unità, dell’uguaglianza, dell’omogeneità, della macchina ben oliata, di un insieme d’ingranaggi, dove anche la scoreggia di un Moloch in Australia, fa vincere o almeno giocare con dignità il Real 2004. Non ci siamo sentiti nello spirito di raccontarvi le due partite, perché non abbiamo visto giocare il Real 2004. Abbiamo visto giocare due squadre avversari determinate e abbiamo visto solo tante buone individualità nel Real 2004, lontane dall’essere una grande e indiscutibile orchestra. Oltre a tutto questo, dobbiamo prendere in considerazione anche i vari direttori d’orchestra. Caratterialmente e tecnicamente diversi tra di loro. Forse non all’altezza del ruolo, o forse due voci che urlano nel vento e urlare nel vento, talvolta porta alla pazzia.
Prima di gesti insani o di conseguenze psichiche irreversibili, vi voglio dare un consiglio: tornate a giocare come una squadra, rispettate voi stessi rispettando i vostri compagni in ogni situazione. Se giocate come squadra, nessuno in nessuna situazione potrà criticarvi. Non si può criticare chi da tutto per la squadra e per i compagni. Rispettarsi in campo insegna a rispettarsi nella vita. I nostri campionati sono due micro gocce nella vita di ognuno di noi, ma se non la rispettate, a qualcuno potrebbero girare, perché anche se è una goccia, un attimo è pur sempre parte della vostra esistenza di uomini e non capisco perché vi permettiate di gettarla al vento. Come tifosi vi chiediamo di onorare il nostro essere sempre presenti. Vi chiediamo di rispettare le nostre anime e di rispettare il tempo che vi dedichiamo. Diventare uomini oggi, permette di vincere domani.
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